Diario di quest’estate: giorno 5,6.

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Tappa tre: Avellino.
Ci siamo fermati per poco più di quarantotto ore, giusto il tempo di sistemare alcune cose e godersi un cambio di ritmo. Un passaggio utile e piacevole, in un posto che conosco abbastanza da non viverlo da turista, ma ogni volta riesce comunque a sorprendermi.

Questa volta non abbiamo cercato piatti tradizionali — niente cucina tipica campana, per capirci — ma un pain au chocolat con impasto al cacao da Dolciarte di Carmen Vecchione, che era semplicemente straordinario. Lì dentro ogni dettaglio è curato e il risultato si sente, ci andrei veramente tutti i giorni se lo avessi vicino. Abbiamo anche preso un poke, che sarà pure un cliché metropolitano, ma a volte è proprio quello che ci vuole.

A sorpresa, ci siamo imbattuti nel Pride di Avellino, e sono stata felicissima di partecipare. Un evento pieno di energia, colori, rispetto, orgoglio. Per me è sempre importante esserci, quando si parla di diritti: non solo quando fa comodo, ma sempre. Soprattutto in posti dove la presenza conta ancora di più.

E poi, davvero: ogni volta che vengo qui, mi stupisco di come Avellino venga sottovalutata. Chi la immagina disordinata, caotica, un po’ spenta… sbaglia. Il centro è curato, pulito, pieno di negozi interessanti, con eventi e iniziative ovunque. Certo, non è tutto perfetto — come dappertutto, del resto — ma è un posto che ha molto più da offrire di quanto si pensi. Non è cool come Napoli (che è diventata cool quando vi siete accorti di poterla mettere su instagram btw) ma è infinitamente meglio di tante città al nord e adesso smetto prima ch emi arrivi una denuncia, va.

E anche se la sosta è stata breve, ci siamo portati via un po’ di buono. E qualche idea da riprendere più avanti.

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