“Torna a casa tua” e altre amenità.

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Bea è una delle amiche più care che ho e quest’anno mi ha regalato un libro bellissimo, One Day We’ll Be All Dead and None of This Will Matter di Scaachi Koul e mi ha dimostrato di conoscermi tantissimo.
È una raccolta di saggi brevi su diversi temi, scritti bene. In questi giorni ho avuto qualche momento in più per leggere e mi sono letteralmente immersa nelle sue parole, innamorandomene.
Sono arrivata all’essay sulla razza e ho pianto per un dolore che non sapevo nemmeno di avere/fingevo di aver superato.

La mia mamma è italiana, cresciuta in Australia e tornata in Sicilia da adulta. Mio papà è indiano, cresciuto a Londra.
Io sono nata a Bologna, cresciuta a Bergamo, vissuta a Milano per l’università e ora trasferita in Svizzera.
Non mi sento italiana, non mi sento indiana.
Sono cresciuta con pezzi di culture diverse, imparando l’inglese prima dell’italiano e alcune parole con accento dannatamente aussie.
Ho preso consapevolezza del mio essere diversa alle elementari, con le prese in giro di qualche bambino stronzo. A danza, quando due bambine si divertivano particolarmente a fare le bulle puntando sul mio essere più scura, non italiana, con il padre non italiano, whatever.
Non ho mai subito episodi di razzismo tremendi, da denuncia mediatica.
Però tanti piccoli e sottili, che mi hanno fatto sentire tremendamente fuori posto.
Sono andata con mio padre in gioielleria a prendere un regalo per mia mamma e l’ho visto trattare con sufficienza per poi vedere la persona davanti a noi cambiare totalmente atteggiamento una volta visto l’orologio che porta al polso.
Un uomo anziano e fastidioso mi ha urlato “Torna a casa tua” senza motivo mentre uscivo dal panificio e io avrei tanto voluto dirgli  che la mia famiglia abita nel suo quartiere da vent’anni.
Ho decine e decine e decine di cose piccole così, niente insulti troppo diretti e niente botte.


Quei bambini avrebbero trovato probabilmente altri motivi per cui prendermi in giro. Sono sempre stata una bambina sfigata, che voleva solo leggere per i cavoli suoi e poco interessata al resto.
 


Ho avuto per anni quest’insicurezza tremenda dovuta al fatto di non essere italiana nonostante fossi nata qui e mia madre sia italiana, all’avere la faccia che si capisce che non è proprio di bergamo, al non sapere come rispondere quando mi chiedono “Si vivi a Bergamo ma di dove sei?“.
 


Il tema della discriminazione ora è caldissimo. Si taccia facilmente di razzismo,  ci si indigna subito se una youtuber usa una parola sbagliata, se uno show televisivo non ha almeno un nero un cinese un indiano.
 


Poi leggo alcune notizie e mi viene una nausea fortissima. Leggo alcuni commenti di persone che ritengo (ritenevo) intelligenti e mi accorgo di come il casual racism sia fortissimo.
 


Non sono nera, non sono indiana, non sono straniera in maniera troppo evidente. 
 


Tante volte quindi le persone che mi conoscono solo superficialmente (e che non conoscono il mio nome, quello di solito è un indicatore piuttosto significativo) fanno dei commenti razzisti che mi fanno stare male e mi sento ancora la bambina che non voleva più andare a danza ma non voleva dire perché ai genitori per non farli rimanere male.
 


Mio padre ha subito il razzismo vero, Londra è un bellissimo posto ma esserci cresciuto da indiano negli anni in cui ci ha vissuto lui non era sicuramente il massimo.
 


Per anni non ha voluto comprassi i Dr.Martens perché faceva brutte associazioni. Non penso di avergli praticamente mai detto di aver subito qualche piccolo, stupido episodio di discriminazione.
 


Un po’ perché in confronto a quello che ha subito lui non è nulla e un po’ perché gli farebbe molto più male di tutti i calci che ha preso.
 


So cos’ha passato mia mamma in Sicilia per aver deciso di sposare un uomo indiano, quando già aveva avuto due figlie -le mie sorelle- e poi è rimasta vedova. Non lo so, lo immagino.
 


Sono fiera di loro, di quello che hanno passato.
 


Negli anni passati però quando mettevo qualche capo di abbigliamento che mi sembrava *troppo indiano* mi cambiavo subito, odiavo abbronzarmi perché mi sembrava di avere un’etichetta in testa con scritto non-italiana.
 


A ventisei anni ho imparato a rivendicare tutte le mie origini, senza sentirmi legata particolarmente a nessuna.
 


Mi lancio nel dialetto siciliano -che parlo malissimo- quando parlo con uno dei miei chef, mi riempio di gioielli d’oro e mi trucco Bollywood quando mi sveglio e mi sento indiana, cammino per Londra forte di ogni aneddoto raccontato da mio padre. 
 


Ho imparato a non farmi ferire da qualche occhiata stupida, a non vedere il razzismo dove probabilmente c’è solo tanta stupidità che ci sarebbe anche se mi chiamassi Chiara Rossi.
 


Per anni ho pensato di non avere poi chissà che diritto di stare male per queste cose.
 


Perché alla fine c’è chi ha passato di peggio, il mio essere comunque metà italiana e l’essere cresciuta in ambienti teoricamente privilegiati mi ha preservata da tante cose.
 


Però io so quanto sono stata male, so che brutto è sentirsi giudicata per una cosa che pur volendolo -e io ora NON voglio, non rinuncio ai geni che mi hanno dato questi capelli bellissimi e che derivano dall’essere figlia di mio padre- non si può cambiare, per una cosa infinitamente stupida come la sfumatura del colore della mia pelle.
 


E quindi mi prendo il diritto di piangere a leggere un libro, a sentirmisi stringere lo stomaco e a voler abbracciare fortissimo chiunque sia vittima di razzismo.
 


L’Italia mi sembra ancora tanto indietro su questo tema, leggo cose che mi fanno venir voglia di vomitare.
 


Io ho trovato il mio posto nel mondo ma prima di tutto ho trovato il mio equilibrio.
 


Non ho nessuna ricetta magica se vi trovate nella fase in cui ero io qualche anno fa, quel mix di senso di colpa/vergogna/rabbia/confusione.
 


Ci vuole tempo, ci vuole maturità. Ci vogliono delle persone accanto a voi che non vi facciano sentire diversi, ci vuole un’amica che vi dice “hai proprio le gambe da indiana”, ci vogliono delle persone che si rendano conto di quanto la diversità sia un valore e non un difetto.
 


E ci vuole la libertà di scrivere questo post e piangere un po’ ma anche sorridere, perché sono riuscita a parlarne in modo aperto e non pensavo mai ce l’avrei fatta.
 


Comunque ho dei bellissimi capelli grazie ai geni indiani ma anche il culo piatto a meno che non mi ammazzi di squat THANKS A LOT DADDY!

23 Comments

  1. Paolina says:

    Bella sei. Ps è vero che hai le gambe da Indiana!

    1. S. says:

      AHAHAHAH i geni non mentono!

  2. Beatrice says:

    I'm not crying, you're crying.
    Vorrei essere lì per abbracciarti forte e poi vorrei fare un salto a Bergamo per abbracciare anche i tuoi genitori che hanno cresciuto una delle mie persone preferite, fortissima e buona, e piena di speranza ed ottimismo nonostante tutto. Ti voglio bene.

    1. S. says:

      Tesoro <3 Vorrei tanto un abbraccio tuo anche io. Di più.

  3. Unknown says:

    Eh, ma tu mo mi metti proprio in condizione di commentare, nonostante sia una pigrona di prima categoriache legge e chiude prima anche solo di pensare a scrivere! X°D
    Piccoli episodi di razzismo… li ho vissuti da piccola (perchè pure se sei sardo, all'interno della stessa Sardegna, se tuo padre è di un paesello in montagna del nord e tu sei nato e cresciuto al sud.. sei un'estraneo. Sia dove sei nato e cresciuto che nel paesello di tuo padre. Ancor di più se tua madre è sarda solo di cognome. Ma non solo. Perchè viaggiavo, e a quanto pare i sardi, come i napoletani – e generalmente quelli del sud-, non godono di buona fama.) Ora che vivo fuori, poi, non ne parliamo. I commenti velati (ma non sempre più di tanto) ci sono, e chi è convinto che i giapponesi siano tutti un popolo gentile.. Beh, non è così. Con la differenza che io ho imparato ad accettarmi perchè riconosco che siamo tutti diversi, mentre molti (la maggior parte di loro, purtroppo) subisce ancora l'influenza di una cultura un po' antiquata, che vuole che tutti si uniformino.
    Ma freghiamocene! TU hai delle gambe bellissime, dei capelli stupendi (grazie, dad di dramina, ti ringrazio pure io per lei <3), hai la costanza di crearti il sedere che piace a te con gli squat (io invece sono pigra pure per quello e mo è il caso che inizi a darmi una regolata, che qua sono pure scheletrici e il mio complesso di essere grassa viene ancora più accentuato, non solo dalla bilancia e dai pantaloni che mi stringono, ma pure dalla gente che vedo così longilinea ç_ç) e in più hai una forza che.. forse è nata per reagire alle avversità, compresi questi atti di razzismo, forse semplicemente ce l'avevi già e si è solo rafforzata col tempo per tanti motivi.
    Vai avanti così, nei momenti bui siediti un attimo a riposarti, perchè vedrai che la forza ce l'hai e ritorna *piccolo momento jedi da parte di chi non ha ancora visto l'ultimo film e vuole trovare il tempo di andare a vederlo*
    Continua così come sei
    xxx

    1. S. says:

      ahahaha apprezzo tantissimo lo sforzo! il razzismo purtroppo c'è a diversi livelli e fa sempre sempre sempre schifo. Sul razzismo in Giappone ho parlato recentemente con una persona che ci ha abitato diversi anni, non deve essere facile no.
      Sedermi a riposarmi è una cosa che dovrei fare in generale, cercherò di ricordarmelo <3 un bacio e grazie.

  4. Unknown says:

    Non c’è cosa piu’ bella di essere come ti senti di voler essere: sei Ricca dentro hai la fortuna di poter scegliere una identità diversa quando ti svegli o essere semplicemente il mix perfetto… 👌 avanti così ragazza. Dio solo sa quanto i bambini siano crudeli io ero grassottella e mangiavo cose diverse dal panino a formaggino che tutte portavano alla mensa e pure avevano da dire quelle bitches. Non è quindi il colore della tua pelle è la forza della diversità che spaventa la gente e li induce a “parlare “

    1. S. says:

      Che bella la prima frase <3 Ero una bimba graswottella anche io! Ricordo all'asilo che la maestra chiedeva cosa mangiassimo per colazione e io mangiavo spesso in stile inglese. Però gli otto bambini prima di me avevano detto "latte e biscotti" e quindi ho detto così anche io ahah

  5. Sara fatina says:

    Bellissimo post 🙂 Anch'io ho la mamma siciliana, cresciuta nel nord Italia, e spesso ci racconta di come venivano etichettati "i terroni"… lasciamo perdere vah. Alla fine il razzismo è una cosa che non riguarda solo il provenire da un altro paese o avere la pelle più scura, è una cattiveria generalizzata che viene fuori solo per l'ignoranza 🙁

    1. S. says:

      L'ignoranza è veramente una cosa orrenda, Sara.

  6. Luciadrs says:

    Io sono napoletana e quando avevo 10 anni mi sono trasferita insieme alla mia famiglia in provincia di Bergamo e per me così piccola cambiare drasticamente posto, amici, mentalità, modo di vivere, non è stato per niente facile. Anche io sono un po' scura di pelle, non quanto te, ma sono olivastra, e quindi a scuola appena arrivata al nord mi chiedevano se io fossi davvero così, se mi avessero adottata ecc.. Le compagne di scuola che mi proibivano di salire sull'altalena per chissà quale oscuro motivo ma vabbè a quell'età sei abbastanza incosciente di quello che fai e dici. Crescendo, verso i 20 anni, cioè quando l'afflusso di stranieri era alto, mi sentivo chiedere : sei pakistana, sei indiana, sei marocchina ecc.. e me lo chiedevano gli stessi pakistani, indiani ecc.. non che mi desse fastidio ma solo perchè sei più scura degli altri devi per forza essere straniera secondo loro. Non ti parlo delle altre cose subite psicologicamente e mai fisicamente per fortuna. Devo dire però che ho sempre avuto un carattere forte, anche da bambina, riportavo a mia mamma le cose che mi dicevano ma senza frignare, ne' piangere, e poi me ne fregavo altamente come ho fatto finora e come faccio tuttora quando qualcuno parla e/o offende i terroni, quando con qualcuno non si può parlare in modo obiettivo è meglio tacere perchè penso che l'ignoranza non meriti riposta! Un abbraccio <3

    1. S. says:

      Ci credo che non è stato per niente facile <3 Come sai ho vissuto fino a poco tempo fa a Bergamo anche io e decisamente non è il posto più aperto al mondo, ecco. Aaah capisco perfettamente cosa vuoi dire! A me capita spesso che qualche ragazzo marocchino sia convinto che lo sia anche io 🙂
      Fregartene è stata sicuramente la cosa migliore 🙂 a te!

  7. Linda says:

    Io ti dico solo che mi sono commossa a leggere queste tue parole.
    Non ti conosco personalmente e non conosco la tua famiglia ma posso dire con certezze che siete tutti forti dentro!
    Un abbraccio gigante!

    1. S. says:

      Ma tesoro <3 grazie davvero!

  8. Irresponsible Heroine says:

    Sono felice che tu abbia raggiunto quel "posto" in cui si è sicuri e felici nei propri panni ♥
    p.s. il fatto che ci sia gente che se la passa o se l'è passata peggio non è ragione sufficiente per non aver il diritto di stare male per quello che ci fa soffrire ♥♥♥

    1. S. says:

      Sono tanto felice anche io di averlo raggiunto 🙂 Eh hai ragione ma mi sento sempre tanto in colpa a lamentarmi 🙂

  9. Kitty-the-cat says:

    All'inizio del post, quando descrivevi le vostre origine miste, pensavo "che figata!", perchè la tua è una realtà sicuramente esposta all'imbecillità, ma anche ricca di cultura e sfumature, bello! Mi dispiace moltissimo quel che hai vissuto, come mi si è stretto il cuore a sentire della bambina di colore aggredita verbalmente su un autobus mentre si recava a scuola; purtroppo hai ragione, l'Italia è troppo indietro. I commenti sopra mi confermano che c'è un razzismo molto acceso anche con i meridionali (non solo), capitato anche a me figlia di genitori del sud, ricordo ancora il commento di un'amica (si fa per dire) : "andrebbe fatto un muro a Roma", poi fingendo di accorgersi della gaffe "no,non per te, tu sei nata qui". Mi ferì? lei no, era veramente troppo deficiente per potermi ferire, ma altri episodi mi hanno lasciato un pò così. sapevo dei capelli, ma non delle gambe da indiana!

    1. S. says:

      Ora che sono più matura le origini miste per me sono una cosa bellissima. E per la gente intelligente come te è spontaneo dire "che figata" ed è bellissimo <3 Ho letto della bimba, mi è venuta la nausea veramente.
      L'italia è tristemente molto indietro. E si, grandissimo razzismo anche per il meridione, ne hanno passate un tot anche le mie sorelle quando dalla sicilia con i miei si sono spostate a Bologna e Milano..
      ahaha sì! Ho sempre avuto le gambe molto magre e la tendenza ad accumulare sul giro vita, cosa tipica indiana ahaha

  10. Angie_Pinkmeup says:

    Hai una storia bellissima e devi andarne fiera! <3
    Un abbraccio 🙂

  11. MikiInThePinkLand says:

    Nata a Varese, cresciuta al Sud con mamma pugliese e padre campano. Non te le scordi, quelle scene. Non ti scordi di quando tuo padre venne aggredito con una catena sotto casa al suono di "napoletano di merda" e sono consapevole del fatto che non sia minimamente paragonabile a ciò che alcune persone debbano subire ogni giorno, ma per una bambina di sei anni penso sia ugualmente traumatico e ti condiziona tutta la vita, perché dopo quell'episodio le cose non sono più state le stesse. Non potevano essere le stesse.
    E allora guardi con ammirazione ancora più grande chi, come i tuoi genitori, sono riusciti a creare ciò che hanno creato, nonostante tutto.
    Ti abbraccio forte, con questo post mi hai fatta commuovere tanto ed emozionare.

  12. nicolemondomakeup says:

    Ho sempre pensato che la tua origine indiana fosse un valore aggiunto, la cultura “mista”, nel tuo caso, ti dona una rara apertura mentale, una favolosa cultura culinaria (ma devi avere l’olio rigorosamente extravergine in casa!), l’esperienza di vita sofferta sia da mamma che da papà può solo accrescere la tua sensibilità verso chi non ha la fortuna di crescere in ambiente facilitato ed in ogni situazione dove il cuore deve battere e farlo forte. Sei una bellezza per gli occhi e per l’anima.
    Del culo piatto chi se ne fotte ��

  13. Isabella says:

    Che belli che sonno i tuoi, e che bella che sei tu! Volevo scrivere millemila cose ma niente, la sintesi è: belli. (Della mia invidia per i tuoi capelli ne riaprliamo un'altra volta, ok?)

  14. Pamela says:

    Anche se con ritardo, ti volevo scrivere anche io due parole sul tema… Penso che più che razzismo si tratti di ignoranza e stupidità, della serie che la mamma dei cretini è sempre incinta.
    Considera che a me (toscana) alcuni parenti di mio marito (veneto) hanno chiesto se nel mio paese ci fossero le palme e fosse sempre estate, trattandomi sempre da "diversa". Non sono nemmeno venuti al nostro matrimonio perchè troppo "lontano" e loro troppo "vecchi". Dopo 6/7 anni si è sposata mia cognata in un paesino sperduto sempre in toscana, ma guarda un po', sono venuti addirittura in macchina da soli. Saranno ringiovaniti…

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