Io ero il milanese: Il podcast più bello del mio 2022

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io ero il milanese

Io ero il milanese è assolutamente il mio podcast preferito di quest’anno ma forse anche di sempre.
Oggi ve ne parlo, con qualche riflessione che potrebbe essere considerata uno spoiler però quindi se ancora non l’avete ascoltato fatelo ora su RaiPlay.

Io ve l’ho già anticipato qui: mi ha strappato il cuore.

Io ero il milanese: di cosa parla e perché mi è piaciuto

Riprendo la descrizione ufficiale per essere sicura di essere efficace:

 

Lorenzo entra in carcere per la prima volta a 10 giorni. A 12 anni compie il primo furto, a 14 la prima rapina. Per oltre 40 anni vive da fuorilegge, passando gran parte del tempo in carcere. A 33 anni riceve una condanna a 57 anni di carcere, ma la sua vita prende un’improvvisa svolta, fino al lieto fine più inaspettato. È la storia di un uomo che solo attraverso il confronto con gli altri, ha avuto la possibilità di salvarsi. L’autore Mauro Pescio di lui scrive: “Ho conosciuto Lorenzo nell’estate del 2017. Era uscito dal carcere da una decina di giorni. Durante il nostro primo incontro, durato qualche ora, mi ha raccontato in sintesi tutta la sua vita, da quando era entrato in carcere la prima volta a pochi mesi, a trovare suo padre, a quando era uscito come un uomo nuovo di 40 anni, in quel luglio 2017, trasformato in una risorsa per la società. Io ero il milanese è il racconto di un uomo che nella vita ha fatto tante scelte sbagliate, un uomo con cui la sfortuna si è accanita, un uomo che ha toccato il fondo, ma che da quel fondo si è rialzato. È la storia di come non debba mai venire meno la speranza, la fiducia e soprattutto di come si debba sempre offrire un’altra possibilità.

 

Cosa ho amato di questo podcast?
Ogni cosa.

Ho amato il modo in cui è raccontato, come una serie tv di cui vuoi sapere la fine, per cui non riesci a smettere di ascoltare.
Mi sono piaciute tantissimo le due voci protagoniste, quella del giornalista Mauro Pescio e quella di Lorenzo S.
Ho apprezzato tantissimo la musica (grazie al sound design di Leonardo Carioti) che mi ha fatto sentire parte di ogni momento, con il fiato sospeso durante le rapine.
Il modo in cui questa storia è raccontata vi fa empatizzare con il suo protagonista ma non vi fa “tifare per il cattivo”.
Ascoltandolo riuscirete a scindere il bene e il male ma è inevitabile soffrire profondamente per delle situazioni che rimangono dolorose per chiunque.
Mi ha fatto conoscere meglio la situazione del carcere in Italia di cui parzialmente ero a conoscenza ma che, colpevolmente, non avevo mai avuto il coraggio di approfondire.

È un podcast che vale la pena di ascoltare, anche se un po’ fa male.
Consigliato!

4 Comments

  1. Francesca says:

    Bellissimo. Sicuramente il più bello di quest’anno ma forse non solo di quest’anno ❤️

    1. Suhrya says:

      Un piccolo capolavoro

  2. Medea says:

    Concordo! Veramente ben fatto e avvincente, si finirebbe tutto di seguito. Mi ha molto colpito come la realtà di qualcuno (necessità, valori, priorità, ma anche proprio i pensieri quotidiani) possa essere così diversa da quella che sperimenta la maggior parte di noi. Spesso sembravano i pensieri del protagonista di un film, invece per lui era la normalità. Un podcast che merita!

    1. Suhrya says:

      D’accordo su ogni parola <3

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