CRONACHE DI UNA SMM: IO NON TI DICO COME FARE IL TUO LAVORO, TU NON MI DICI COME FARE IL MIO

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Abbiamo tutti -o quasi- degli account social e tutti -o quasi- li utilizziamo.

Succede che poi magari hai un’azienda o sei un libero professionista a cui servono i social aziendali e si lo fai tu per un po’ però poi scegli di affidarti a qualcuno che se ne occupi per te.

Ecco, qui hai due strade.

Se ti AFFIDI e trovi una persona con cui ti trovi bene allora andrà bene, ci saranno dei buoni risultati (poi se volete vi faccio un post/sfogo su questi buoni risultati che è realistico pensare di ottenere).

Se invece no, non ti affidi, fai si pubblicare a questa persona al posto tuo ma ecco alla fine anche tu te la cavi coi social e poi tua cugina che ha un’attività (che magari non c’entra niente con la tua ma dettagli) ha tantissimi follower e lei ti ha suggerito di postare dieci volte al giorno allora ecco, non si arriverà da nessuna parte.

Io capisco che non sia semplice affidare una parte importante della propria azienda -perché lo so che non vi piace soprattutto se siete molto bravi nel vostro di lavoro ma la comunicazione e la pubblicità sono importanti- e non dico neanche che lo stile di ogni SMM sia quello perfetto per voi e in ogni caso ci vuole del tempo e bla bla bla ma ragazzi, a un certo punto dovete affidarvi.

Non è obbligatorio affidarsi a qualcuno, ve lo ripeto sempre quando parlo di social. Ma, se lo fate, fatelo in toto.

Datevi il tempo di conoscervi, di spiegare le vostre esigenze, di dire cosa NON vi piace. Fate sentire la vostra voce e chiarite il vostro stile, le cose si possono modificare.

Ma a un certo punto lasciate fare alla persona che avete scelto, lasciatevi consigliare.

Io non faccio questo lavoro da vent’anni, anche perché sarebbe stato sfruttamento minorile, ma vi posso dire che nell’esperienza maturata finora i risultati migliori sono arrivati con i clienti che mi hanno ascoltata, con cui c’è stato confronto.

E con quelli che non volevano miracoli ma percorsi sostenibili, di questo parliamo un’altra volta però.

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