Cosa vuol dire sentirsi realizzati e altre domande a cui non so rispondere

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Nel 2016 pensavo di aver trovato la risposta a quasi tutte le mie domande.
A dicembre ho aperto un ristorante con mio fratello, avevo una relazione, facevo tutto quello che dovevo fare per essere felice.
Poi la relazione è finita, il ristorante mi ha dato molte soddisfazioni ma è diventato un buco nero che risucchiava tutte le mie energie e io mi sono trovata a fare i conti con la realtà: tutte le cose che mi avrebbero dovuto far star bene non è che mi facessero poi così tanto contenta.
Qualche mese fa ho cambiato lavoro, sono single da un tot senza prospettiva di cambiare la situazione a breve e continuo ad essere molto confusa su quello che realmente dovrei fare per svegliarmi contenta.
Il lavoro che faccio ora mi piace, mi dà tante soddisfazioni e mi fa piangere di rabbia solo ogni tanto (e la colpa è solo mia perché sono pazza e iper sensibile). Essere single mi pesa a giorni alterni, a volte molto e altre ne sono contenta.
Ho ventotto anni (ancora per pochi mesi, che ansia quest’anno che sta volando senza controllo) e lo so che non succede nulla se ancora non ho il piano della mia vita definito nei minimi dettagli da qui al momento della mia morte.
So benissimo di essere molto fortunata sotto diversi punti di vista, molto di più di tantissimi miei coetanei, che conosco di persona o meno. Però mi manca quella sensazione di sentirmi con le fondamenta ben definite, anche se poi in realtà si sono rivelate molto poco stabili.
Sento la pressione di dovermi sposare e fare dieci figli? Non proprio, no. Diverse mie ex compagne di scuola -dall’asilo all’università- sono sposate, con dei figli, con un lavoro in alcuni casi e in altri no. Non sento -ancora- di essere in ritardo sotto questo punto di vista ma ho paura che arriverà il giorno in cui mi sentirò fuori tempo massimo e un po’ di ansia mi viene.

Pur desiderando moltissimo avere dei figli (lo so il mondo fa schifo non dovremmo riprodurci mai più lo so lo so lo so) non penso che siano la misura della realizzazione di una persona.
Non credo che sia nemmeno ottenere il lavoro ideale: ho imparato che può cambiare tutto, che può iniziare a piacerci meno, che si può perdere, che possono cambiare le circostanze e può smettere di piacerci tanto. Si può essere molto felici anche facendo un lavoro che non piace da impazzire immagino, non è realistico pensare che si possa tutti trovare l’impiego dei propri sogni.
Sono molto fortunata anche ora, lo ribadisco perché davvero lo penso.
Passo le giornate a fare qualcosa che mi piace, sto avendo più spazio per  sviluppare quello che realmente sono le mie passioni, non mi sento bloccata in qualcosa di doloroso e difficile come prima.
Però vorrei svegliarmi e dire okay, è tutto in ordine così.
È perché sono fissata con ordine e routine? È la condizione della natura umana continuare a cercare stabilità e soddisfazione senza sapere nemmeno dove trovarli?
Non lo so, non sono all’altezza di darvi delle risposte dal momento che non le so dare nemmeno a me stessa.
Per ora cerco di trovare gioia nei traguardi piccoli e di dirmi “wow, sei arrivata qui“. Se ve lo state chiedendo no, non basta.

6 Comments

  1. Anonymous says:

    Ciao Suhrya, seppur con un background differente, anche io provo e condivido pienamente i tuoi dubbi e il desiderio di realizzazione. Ho gli stessi sintomi perché forse siamo della stessa generazione. Neanche io se ti può aiutare ho trovato risposta. È una continua ricerca, forse la società di oggi, ha cambiato parametri e aspettative di cui Noi coetanei spesso perdiamo la bussola. Che dire, forse la nostra generazione ha in dote soltanto il presente…..Grazie per la riflessione.

    Il piccolo principe

    1. S. says:

      Può darsi che sia così, sì. Grazie a te 🙂

  2. Anonymous says:

    Ciao Suhrya, molto bello e sincero questo post, mi è piaciuto molto.
    Io ho quasi 28 anni e sono in uno di quei momenti in cui ti viene a mancare la terra sotto i piedi all'improvviso e, volente o nolente, ti tocca affrontare la realtà e rimetterti in gioco.
    Ho lasciato da pochissimo il mio ragazzo: stavamo insieme da 10 anni ed era da un po' che lui faceva pressioni per fare un figlio, ma io, non avendo ancora un lavoro stabile e non essendo del tutto indipendente economicamente, non mi sentivo ancora pronta. Poi ho scoperto che mentre chiedeva un figlio a me mi tradiva da più di un anno, quindi ho chiuso la storia e sono tornata a casa dai miei genitori.
    Anche io so di essere fortunata: ho una famiglia splendida, qualche amica molto cara, ho un lavoro che mi piace (ma che forse non mi soddisfa appieno), sono in salute ecc.
    Però, come hai detto benissimo tu, con tutto quello che mi è successo, adesso mi manca quella sensazione di aver costruito e realizzato qualcosa, di essere nella giusta direzione per raggiungere la felicità…
    Probabilmente è ancora troppo presto ed è normale soffrire e stare male, ma spero di capire presto cosa voglio per me e per la mia vita e di tornare a sentirmi bene.
    Scusa per questo commento fiume, leggendo le tue parole mi ci sono ritrovata molto e mi è venuto spontaneo scriverti queste parole.

    F.

    1. S. says:

      Mamma mia F. Grazie. Grazie di aver condiviso con me questa cosa che ti è successa. Penso sì, che sia presto ancora. Sono sicura che troverai una direzione che anche se non fosse quella definitiva sarà quella che ti aiuterà a stare meglio. Ti abbraccio

  3. Cristiana P. says:

    Anche io sono nella stessa situazione, pensavo di essere sulla buona strada per una vita stabile (casa e matrimonio il prossimo anno? Un figlio tra un paio?) Ma poi il Covid ha mescolato di nuovo tutte le carte e sono di nuovo ben lontana dalla stabilità e mi sto chiedendo se forse dovrei tornare a studiare, invece di pensare a matrimoni e bambini. So che quello che deciderò nei prossimi due anni sarà cruciale e sento di non avere più tempo per certe cose e di averne troppo per altre.
    Sarà veramente un problema generazionale? Chissà, comunque grazie per aver scritto questo post, anche questa volta ci hai dato modo di riflettere (e di capire che non siamo soli)

    1. S. says:

      Secondo me in parte sì, è proprio la maledizione di questa generazione. Grazie a te di avermi letta <3

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